I Signori della Cenere - Assaggi - È tutto legato

 


Cap. 27, pp. 207-9

Firenze, 18 settembre 2007


Lorenzo s'indispettì. Si era accorto benissimo che qualcosa, in lei, non andava. Che, da quando erano entrati in casa, era scomparsa la leggerezza che le aveva illuminato il volto durante la serata. Si passò la lingua sulle labbra, alla ricerca dei termini adatti. Comprendeva che una sola parola detta nel modo sbagliato avrebbe potuto rovinare tutto. Nel grave silenzio che era calato tra di loro, soppesò le varie possibilità, ma nulla gli parve appropriato. Così, si lasciò guidare dall'istinto. E trovò le parole giuste, al momento giusto.

- Cosa vorresti, Petra? Prova a dirmelo...

Petra si scosse. Finalmente alzò gli occhi. E vide un uomo che le parlava sinceramente. Senza fingere. Un uomo che non le dava consigli o ricette. Che non pretendeva di insegnarle a vivere o a sacrificarsi per ottenere successi futuri. Un uomo che le chiedeva, semplicemente, la cosa più ovvia, e più importante: raccontare i suoi desideri.

- Vorrei... - la voce fece fatica a uscire, ma poi lei prese coraggio e le parole scivolarono rapide, perfino impetuose, - vorrei svegliarmi la mattina senza sentire un peso insopportabile che mi schiaccia le spalle. Senza una voce interiore che mi urla che non posso sbagliare, che devo rispettare il modello, che devo diventare migliore di come sono. Vorrei girare per le strade senza sentirmi un'inetta perché non ho realizzato la mia missione di vita. Vorrei godere di una giornata di sole senza sentirmi inutile. Vorrei non sentire più l'ansia da prestazione, il desiderio di vittoria, la smania di successo. Vorrei apprezzare un amico senza invidiarlo. Vorrei non provare la sete di vendetta o la voglia rabbiosa di riscatto. Vorrei essere degna degli abbracci di una persona senza sentirmi in debito con lei. Vorrei vivere le mie imperfezioni senza la disperazione del fallimento. Vorrei che i miei occhi, allo specchio, non vedessero quella che devo ancora diventare, ma quella che sono. Vorrei sentire il presente scorrere nelle vene, senza strangolarlo con gli errori del passato, o sacrificarlo di fronte alle aspettative future. Vorrei stare, limitata, tra esseri limitati. E sapere che ciascuno, come me, vuole solo sfuggire al dolore dell’esistenza, per addolcire quella che ci resta.

La voce si arrestò di colpo, per qualche secondo. Poi proseguì in un sussurro.

- Vorrei vivere, Lorenzo... Niente di più che vivere.

Lorenzo era sbalordito. Gran parte di quello che aveva appena sentito, era esattamente ciò che avrebbe voluto dire mille volte di se stesso, ma che non aveva mai avuto il coraggio nemmeno di pensare. Gli brillarono gli occhi, accesi da un'emozione difficile da contenere. Scolò in un solo sorso tutta la birra rimasta nella bottiglia. E a quel punto ci vide chiaro. Chiarissimo.

- È tutto legato.

Lei lo guardò, senza capire.

- È tutto strettamente legato, - ripeté lui. - Aldo, tu, io. Il più grande crimine, la società della Grande Madre, le rapine finanziarie. L'invidia, il sacrificio, il successo. Siamo tutti parte dello stesso gioco. Un gioco che prevede solo vincitori e sconfitti. Pochissimi vincitori. Una marea di sconfitti. Come Aldo. Come me. Come te.

Petra continuava a non capire e pensò che forse Lorenzo aveva bevuto un po' troppo, quella sera. Lui sembrò leggerle nel pensiero.

- Non sono sbronzo. O sì, forse lo sono, ma chissenefrega! Ora ho capito quello che devo fare. Tu me lo hai fatto capire. Ero venuto in Italia per preparare la mia uscita dalla banca e cambiare vita. Ma adesso ho compreso che la mia esistenza rimarrebbe la stessa, che il disgusto non passerebbe. Non basta smettere di respirare fumo, quando il veleno ormai ti ha guastato i polmoni. Serve cambiare i polmoni stessi. Serve una nuova aria, una nuova terra, una nuova acqua. Serve una nuova vita. I danni di un sistema non si curano correggendone le storture. Occorre cambiare l'intero sistema. E un nuovo sistema nasce solo se quello vecchio viene superato.